Arretramento della legalità, ritorno all’omertà, crescita dei reati di maggiore impatto sociale, “legati a uno stato di indigenza e di povertà” che attanaglia la Sicilia. E’ questo, secondo l’analisi del procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, lo stato di salute per nulla buono della giustizia in Sicilia e nel distretto di Palermo. Intervenendo alla inaugurazione dell’anno giudiziario nel capoluogo dell’isola, Scarpinato ha parlato di un “panorama sociale di progressiva crescita dell’area dell’illegalità e di arretramento complessivo della cultura della legalità”. “Nella lotta contro la criminalità mafiosa – ha aggiunto – si è riusciti a conseguire l’importante risultato del contenimento, che tuttavia non significa neppure arretramento”. L’ex pm del processo Andreotti si è soffermato anche sui dati di crescita dei reati collegati al disagio sociale, parlando del 77% in più dei furti in abitazione, del 44% delle rapine e del 72% degli stupefacenti, ma anche ricordando l’aumento del 37% della corruzione. E’ quello che Scarpinato chiama il “carattere interclassista nella commissione dei reati”. Un altro aspetto sul quale il procuratore generale ha battuto è quello dell’arretramento della fiducia nelle istituzioni. “A fronte di 1137 rapine, tre in un giorno, a Palermo è ridotto e non ragguardevole il contributo delle vittime. E lo stesso viene rilevato a Trapani, dove neanche le estorsioni poste in essere da criminali comuni vengono denunciate”. “La legislazione è poi insufficiente – sempre ad avviso del pg di Palermo – per quel che riguarda il contrasto alla evasione fiscale e ai fenomeni collegati, perchè sono state rese irrilevanti e depenalizzate alcune fattispecie, mentre non è cresciuto il tasso di moralità dei contribuenti”. Infine il monito legato ai “colletti bianchi, che, nei pochi casi in cui si riesce a condannarli”, poi non scontano la pena. (AGI)